WOLF’S LAIR – QUARTA TAPPA

TAPPA 4
Martedì 14.07.2020, S. Vittorino (Caramanico Terme) –  Jovana, 75km + 1.900m

 

L’epica libagione della sera prima suggerirebbe una partenza lenta e godereccia, ma non è il caso: oggi ci aspetta una tappa impegnativa come sviluppo, come dislivello e pure con delle possibili precipitazioni nel tardo pomeriggio.
Dopo una colazione oltremodo spettacolare dove a sorpresa nessuno riesce a gettarsi sul “salato” – Della serie NO XE PIU’ I VULKANS DE UNA VOLTA – si riparte verso l’alto, ci aspetta infatti subito la lunga ascesa verso il primo passo di oggi: il San Leonardo.

A guidare il van oggi inizia la Chiaretta di Walter. Ad eccezione di qualche telefonata di lavoro utile per tirare un po’ il fiato tutto scorre liscio, le pendenze non sono mai eccessive ed il clima è ideale. C’è anche il tempo per proporre un’intrigante sfida: “Chi di voi viene a fare il giro del mondo in bicicletta in meno di un minuto?
Solo l’Oracolo rimane sempre un bambinone, e con la sua gravellona in quattro e quattro otto pedala sopra a tutti i cinque continenti del mega Risiko regalandosi pure la traversata antartica.

 

 

Dolci pendenze ci accompagnano al verdissimo Passo San Leonardo dove i rari impianti di risalita non riescono a deturpare più che tanto il bucolico paesaggio. Una veloce merenda ed un paio di scatti al caratteristico gatto delle nevi e si riparte.

 

 

Dal passo si prosegue bellamente in quota con un solo taglio sterrato… senza molto senso. Il posto è talmente bello e la strada così poco trafficata che pedalare su asfalto rende più godibile il viaggio alla giusta velocità di crociera.

 

 

A Campo di Giove si ritrova un po’ di ressa turistica, ma evitare gli assembramenti è d’obbligo nell’era COVID19, e in un attimo siamo nuovamente soli.
Ripresa la traccia dei MONTANUS verso il Passo Forchetta scendiamo nel fondo della vallata, ma anche in questo caso la ricerca dello sterro al posto del bitume si dimostra un grave errore: non solo con la gravel si arranca spesso a spinta su un fondo a tratti impedalabile.
Nel frattempo Bogotà ha dato il cambio alla Mondaini e grazie alla sua generosità, una volta ripresa la strada asfaltata nei pressi dello scollinamento, l’Oracolo riesce ad evitare qualche colpo di pedale su certe fastidiose contropendenze che solo così diventano un esilarante mangiaebevi.

 

 

Da segnalare nei pressi del Valico della Forchetta la Stazione ferroviaria fantasma di Palena. A parte il notevole polje carsico che da qui si apre in tutta la sua ampiezza, si dice che qui abbiano girato nella vecchia stazione parecchi film tra cui uno con il bel Raul Bova, e ciò basta a mandare in visibilio le due femmine. A noi maschietti non dispiace in ogni caso la scusa per una sosta… che si tramuta in luppolo fresco targato Moretti!

 

 

Bogotà riparte con il furgone mentre i pedalanti scorazzano verso Pescocostanzo e la ormai vicina Rivisondoli. Passata quest’ultima e ripresa la statale 17 dopo un bel tratto di piacevole fuoristrada, la Sibilla coglie l’ultima occasione per concludere la giornata alla guida del furgone evitando di esaurire le poche forze residue.
L’Oracolo che confidava in una maggior tenuta della propria consorte trail runner deve tirar fuori tutto l’orgoglio e pure i testicoloni, anche con l’obiettivo di cercar di completare per la prima volta tutta una tappa intera in sella alla propria bicicletta!
Abbandonato l’asfalto ci si inoltra in una bellissima valle che si inoltra tra le montagne.
Già dal Passo San Leonardo l’ambiente risultava poco antropizzato con rari villaggi o piccoli centri agro-pastorali che stagionalmente si tramutano in piccole località di villeggiatura, ma qui si abbandona proprio la civiltà e si entra nella natura più selvaggia.
Attraversiamo una specie di area attrezzata per grigliate in stato di semiabbandono ed entriamo in una vera e propria gola chiusa ai lati da alte pareti calcaree stratificate.
Ci sono anche delle pareti attrezzate per l’arrampicata protette alla base da una magnifica faggeta. A momenti sembra di essere in qualche sperduto angolo dei Velebit, tanto ci si sente “immersi” nella foresta.

 

 

Riusciamo con notevole sorpresa anche a scorgere nel sottobosco un capriolo! (evidentemente con dei problemi di udito, trattandosi in pratica dell’unico esemplare della fauna appenninica che nell’intero tour di sette giorni riusciremo ad individuare a causa dei nostri avanzati sistemi di sicurezza perimetrale per la difesa passiva dai grandi predatori marsicani).

Risaliamo un ripido costone grazie ad una sterrata asfaltata nei tratti più ripidi e faticosamente valichiamo una selletta nei pressi di Monte Curio, è il terzo e ultimo GPM di giornata, siamo a circa 1.700 metri di quota.
Gli ultimi 6 o 7 km sono tutti in discesa, ovviamente ripida e superciottolosa ma comunque un toccasana rispetto alla lunga salita precedente.
Gli ambienti attraversati cambiano di continuo, e dalle creste erbose interrotte qua e là da bucolici boschetti posizionati ad arte da magici selvicoltori, si passa in una nuova ripida foresta che scende velocemente verso il fondovalle.

 

 

La valle di Jovana sembra una cartolina: verdi pascoli zeppi di bovini, ovini ed equini, frutteti, campi coltivati, fienili e rade costruzioni adibite a ricoveri per il bestiame o per gli uomini.
E finalmente anche il nostro posto tappa: l’agriturismo Jovana.

 

 

Sono quasi le 18.00! Anche oggi siamo stati graziati dal maltempo che ad un certo punto sembrava averci raggiunto.
Raggiunta la locanda notiamo con stupore che il furgone non è ancora arrivato, d’altro canto nelle quasi due ore in cui noi abbiamo percorso una ventina di chilometri, la Chiara deve aver guidato per una distanza almeno tripla.
Tempo di assaporare chi una birretta chi una gazzosa, ed ecco giungere l’inconfondibile rumore del vecchio diesel!
Sta scendendo dalla strada sulla quale proseguiremo domani, scopriremo poi che il fondovalle che scende verso Scanno è infatti percorribile solo con i fuoristrada. Il furgone ha percorso circa una ottantina di chilometri dall’ultimo cambio alla guida. Brava Sibillona (anche perché tra i monti il segnale telefonico spesso si perde, e l’unica tecnologia a disposizione della Chiara era Google Maps assieme ad un paio di mappe stradali e delle fotocopie cartografiche fuori scala). Le indicazioni ottenute da un paio di ciclisti incontrati tra Scanno e Passo Godi erano chiare, come pure la tabella turistica all’inizio della sterrata che scende a Jovana, ma dopo 6 – 7 km di sterrato ripido con la paura di essere nel posto sbagliato rischiando pure di non poter risalire facilmente con la trazione posteriore del mezzo praticamente scarico avevano generato un minimo di apprensione.

 

 

Ma bando alle ciance, tutte le docce dell’agriturismo vengono assediate (e siamo solo in 5!) e ben presto siamo in una rustica sala da pranzo a degustare i prodotti locali innaffiati da un buon vino.
Ignoro se si sia già abbandonato il Parco della Maiella e si sia entrati nel Parco Nazionale d’Abruzzo, quello che è sicuro è che il dialetto dei nostri ospiti è profondamente cambiato: dallo stretto marchigiano dei monti siamo passati al versante laziale e Roberta e la sua famiglia di indigeni sembrano parlare un dialetto più musicale, più scanzonato … quasi romanesco. Ed infatti quando arriva un nuovo gruppo, una famiglia laziale, diventa tutto un susseguirsi di “sticazzi e mecojoni”!
Sembra di essere tornati indietro nel tempo. E con questo ringiovanimento si va a riposare, che anche domani ci aspetta un tappone mica da ridere.

 

 

Qui potete scaricare le tracce di tutte le tappe: TRACCE WOLF’S LAIR

Roberto Gava – Oracolo

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