WOLF’S LAIR – SESTA E SETTIMA TAPPA – FINALE

TAPPA 6
Giovedì 16.07.2020,  Rifugio Silone (Pescina) – Campo Felice, 62 km + 1.700m

Dopo una serata tirata per le lunghe ci si sveglia con parsimonia.

Sempre accanto ai due cuccioloni abbruzzesi di guardia consumiamo una congrua colazione e, chiuso il poligono/ostello, partiamo verso la sottostante Pescina.
Una sosta all’omonima rocca dove notiamo piantagioni di assenzio e si riparte, l’Oracolo sempre alla guida del furgone alla ricerca di un supermercato, gli altri verso le pendici del Sirente.

 

 

Anche oggi il meteo è perfetto e al volante mi godo una magnifica bitumata che serpeggiante valica Collarmele e scende verso la valle dell’Aterno.
Ignorando bellamente le fatiche dei pedalanti, sotto ad un sole di nuovo cocente quasi come il primo giorno durante la risalita dall’Aquila verso rocca Calascio, con i finestrini abbassati assaporo panorami mozzafiato attraversando un bucolico altopiano cosparso nella zona più esposta ai venti da una quantità abnorme di pale eoliche.

 

 

Raggiunta Gagliano Aterno mi fermo per il cambio guida e puntuali ecco sbucare i quattro pedalanti dal borgo medioevale.
La Sibilla viene istruita sul prossimo cambio e riparte col Waterbike Van verso Terranera.
Terranera dove purtroppo mai arriveremo!
Infatti dopo aver attraversato un bel paesino (Secinaro), la traccia ci fa abbandonare il comodo asfalto che sale verso l’alto preferendo uno sconnesso sterrato su cui iniziamo ad arrancare pedalando solo a tratti.

Sotto ad un sole che rende tutto ancora più estenuante impieghiamo più di due ore per percorrere meno di 6 km! E quando dopo esserci rinfrescati ad un fontanile raggiungiamo l’asfalto nei pressi di un simpatico posto di ristoro (che vista l’ora rimarrà misterioso almeno fino al prossimo giro in Abruzzo) siamo belli sazi… di fatica intendo non certo di cibo!

 

 

Il problema nasce al bivio successivo, quando la traccia abbandona di nuovo l’asfalto per attraversare un crinale carsico seguendo uno striminzito single track che nei primi 500 metri si dimostra assolutamente non pedalabile.
Ci confrontiamo davanti alla traccia ed ai vari aggeggi elettronici… abbiamo impiegato molto più del previsto per giungere fino a dove siamo e all’arrivo mancano ancora una cinquantina di chilometri. Il tratto che segue dovrebbe essere sterrato fino a Pagliare di Tione, per poi proseguire verso Terranera dove ci attende il furgone.
L’incognita sulla ciclabilità dei successivi 3, 4 chilometri alla fine ci fa capitolare e a malincuore decidiamo di rinunciare alla traccia proseguendo su asfalto verso Rocca di Mezzo.
La scelta, seppur forzata, sarà quella giusta e lungo una bellissima SP 11 Sirentina con traffico sempre modello Ciceria attraverseremo tutto il versante settentrionale del Monte Sirente verso l’altopiano delle Rocche.

 

 

Sarà dopo a tavolino che ci renderemo conto di aver rinunciato ad uno dei tratti più caratteristici dell’intero tour abruzzese, che ci negherà la visita a Pagliare di Tione e ad altri borghi abbandonati.

La statale scorre che è un piacere, soprattutto nella prima parte è fondamentalmente in discesa! Poi dopo il solito pianoro carsico di una decina di chilometri ecco che la strada ritorna a salire verso un remoto quanto ambito scollinamento.
E’ il valico della Forcella a quota 1.403 m slm, ma anche questo ostacolo è presto, si fa per dire, superato e dopo una inebriante discesa raggiungiamo la Sibilla che nel frattempo, avvertita, ci è venuta incontro.

“Volacemente” (un misto tra voracemente e velocemente) ci gettiamo sui panini e sulle birre fresche! Sono già le 15:30 e ci mancano ancora parecchie salite prima di giungere a destinazione.
Anche Decibel (Chiara De Cristini ndr) decide di salire in furgone… sono sei giorni che pedaliamo dall’alba al tramonto, ma più che la fatica la super atleta preferisce il tepore dell’auto al temibile ultimo ostacolo che ci separa dalla meta: LA TERRIBILE nonché GHIACERRIMA Galleria Serralunga, un tunnel stradale di 1.300 interminabili e ventosissimi metri.
Rimasti solo maschietti passiamo Rocca di Mezzo ( 1.250 m slm) e poco prima di Rocca di Cambio intercettiamo la nuovissima SS 696 che, con un’ultima lunga ma costante salita, porta alla suddetta galleria Serralunga. Inaugurato nel 2012 il traforo ci permette di raggiungere la piana carsica di Campofelice a quota 1.500 m senza dover passare per lo sterrato che scollina al Colle di Forcamiccia (1.707m slm).

Anche il Gommaio, che in precedenza aveva grugnito davanti ad una galleria asfaltata lunga più di un chilometro considerata una specie di ripiego per ciclisti della domenica, evita assolutamente il ripido sterrato che sale nei pressi del penultimo tornante e, mentre attende il solito ansimante oracolo, si ricopre di tutti gli antivento a disposizione.
In realtà, pur essendo ad una quota abbastanza elevata e ovviamente dotata di una sufficiente ventilazione forzata o meno, sarà uno dei pochi tratti dove finalmente l’Oracolone riuscirà a spingere sui pedali senza sudare come se piovesse!

 

 

Il polje di Campo Felice ci accoglie con la magnifica luce del sole radente, e gli ultimi chilometri completamente pianeggianti scorrono veloci verso l’agognato Hotel Alantino, hotel tra l’altro scovato solo la sera prima durante la cena con gli amici di Pescina.
La realtà è che a metà luglio qui sembra di essere ancora agli esordi della stagione, se mai esiste una stagione! La pandemia non aiuta e in pratica molte delle strutture turistiche sono chiuse e neanche l’oracolo sa dire se mai riapriranno.
Riusciamo anche ad allungare un po’ il percorso cannando un bivio. Ma oramai è fatta, l’ultima tappa severa del giro e scivolata sotto alle ruote.

 

 

Col senno di poi, lo scrivo a beneficio di un futuro ritorno in zona per rifare l’anello, potrebbe essere consigliato accorciare un pochino la sesta tappa, sostando la sera a Rocca di Mezzo o a Rocca di Cambio, questo per avere un po’ di tempo in più per percorrere gli sterrati e visitare le Pagliare che in questa occasione abbiamo dovuto evitare. Il tutto aggiungendo un paio d’ore al massimo all’ultima tappa, che per lo più in discesa è abbastanza corta.
Da valutare, anche perché si dovrebbe rinunciare alla cena/pernottamento presso l’Alantino, un hotel/rifugio un po’ arruginito, ma dove abbiamo comunque trovato una calda accoglienza e, come oserei dire per ogni tappa, una buona cucina.
Inoltre l’ultima tappa deve per forza essere corta e veloce per terminare al massimo verso mezzogiorno e quindi intraprendere il lungo trasferimento verso casa.

Come al solito la risposta è nelle GAMBE !

 

TAPPA 7
Venerdì 17.07.2020,  Campo Felice – Sassa Scalo, 25 km + 200m

 

Campo Felice è un altro posto molto particolare: un alto polje tra le montagne che lo circondano.

Da ieri sera fino all’alba l’intero enorme catino carsico si è riempito di una fitta coltre nebbiosa, forse nuvole basse, sembra quasi di essere dentro un cratere durante un’eruzione, ma la temperatura rigida ti riporta alla realtà.
Mentre facciamo colazione magicamente, grazie alla costante brezza ed al sole nascente, le nubi si diradano lentamente fino a scomparire del tutto lasciandoci un cielo azzurro terso.
ll gestore dell’Hotel Alantino ci racconta che la stagione invernale è quella più frequentata, ma l’impressione rimane quella di una cattedrale nel deserto, certo si può immaginare che tra Natale e Pasqua un paio di pullman di romani alla settimana vengano a giocare con gli slittini, le piste di fondo e un paio di skilift, ma… a metà luglio non si vede anima viva.

 

 

Nel grande e forse sovradimensionato hotel oltre a noi ci saranno al massimo due famiglie, e oltre ad un paio di camper accampati a distanza nel polje gli unici frequentatori del posto che incontriamo al momento della partenza sono un paio di centinaia di pecore appena sbarcate dai quattro ripiani di un camion da trasporto animali che sembrava assolutamente insufficiente a contenerle tutte.

Per uscire dal polje serve superare l’ultimo valico del tour: Il Valico della Chiesola a quota 1.633 m.
Sfiorato l’asfalto della solita 696 (la statale della sicurezza =), scendiamo lungo lo sterrato di fondovalle.
Il percorso, soprattutto la parte in alto, è molto bello. In basso avvicinandosi alla civiltà perde un po’ del suo fascino passando accanto a collegamenti autostradali e paesini abbarbicati sui colli che digradano verso la piana dell’Aquila.

Da segnalare rimane soltanto il mio scheletro demolito dalle vibrazioni. Più o meno mi sento come i resti dell’auto-mobile che incontriamo lungo lo sterro ben più a valle della soprastante statale dalla quale evidentemente cercava una scorciatoia verso valle!

 

 

Sono tuttora convinto di aver fatto la mossa giusta scegliendo la gravel per questa settimana pedalante appenninica, resta il fatto che gli sterrati si sono rivelati spesso piuttosto disgregati e molto sconnessi, e in queste ultime sofferte discese vorrei tanto avere sotto al sedere la mia comoda Trigger, non ultimo per spettinare i compagni di merenda che ora anche in discesa mi devono spesso attendere.

 

 

Velocemente raggiungiamo la base della dorsale nei pressi di Genzano e dopo un paio di rimbalzi tra strade chiuse, burroni improvvisi e scorciatoie intransitabili, raggiungiamo la Sibilla col furgone e la fine della settimana ciclistica!

Ci cambiamo sotto una leggera pioggerella che anticipa la doccia di cui potremo godere soltanto a tarda sera. Poi dopo una veloce puntata ad un mega-supermercato dove facciamo incetta di prodotti abruzzesi ripartiamo verso il versante adriatico.

Con un paio di cambi alla guida il trasferimento scorre veloce e lasciato Bogotà alla consorte in zona lagunare raggiungiamo le rispettive dimore in prima serata, stanchi ma soddisfatti.

Un altro girovulkan è stato tracciato… e ora non resta che tirare le somme e perché no, scrivere un breve resoconto.

Fine marzo 2021. Ci ho messo qualche mesetto… ma ora è tutto vostro!

Oracolo

Totale delle 7 tappe WOLF’S LAIR BY VULKAN: 412km + 9.300m

 

NOTE DI VIAGGIO: Per eventuali futuri simil tour tra i parchi abbruzzesi.

 

Abbiamo impiegato sette giorni per percorrere poco più di 400 chilometri con un discreto dislivello. Ma questi dati da soli significano ben poco. Il giro “Wolf’s Lair” viene infatti proposto come un giro da backpacking, e come tale sembra veramente affascinante.

Bisogna anche dire che i suoi creatori sono due amanti del genere (con nel bagaglio molte escursioni in giro per il mondo) che però in questo caso hanno usufruito della residenza aquilana, realizzando il giro e soprattutto i bellissimi video che lo riassumono in tempi diversi, questo ovviamente senza dubitare del fatto che siano perfettamente in grado di compierlo senza soluzioni di continuità e in meno di 4 o 5 giornate.

Rimane il fatto che noi 5 VULKAN eravamo piuttosto disomogenei in quanto a gambe ed allenamento: Gomer e Decibel avrebbero potuto completare il giro sportivamente in soli 4 giorni mentre io lo avrei fatto più comodamente in 8 giorni… con qualche arrosticino in più soprattutto a pranzo!
Inoltre, essendo sul posto per la prima volta, non era certamente immediato azzeccare il percorso migliore, cercando di non perdere i punti più belli, ottimizzando tappe e perché no anche le soste, il tutto cercando anche di equilibrare le aspettative e le esigenze di ognuno.
Alla fine il furgone al seguito ha senz’altro facilitato il tutto. Chissà che una futura ripetizione non consenta di essere provata con la sola propria bicicletta ed il bagaglio minimo che ognuno può portare con sé.

Parchi d’Abruzzo fantastici in conclusione, e bicicletta mezzo ideale per vivere intensamente una settimana quasi sempre sopra i 1.000 metri di quota.
Un’unica pecca, se proprio la si vuole cercare, è stata la costante assenza di fauna selvatica locale visibile.
Abbiamo anche dormito all’aperto in quota una notte e le occasioni non son di certo mancate attraversando fitte foreste lontane da strade o centri abitati.
Un fugace capriolo (probabilmente audioleso) è stato il solo animale intravisto un attimo in una faggeta salendo al Monte Curio dopo Rivisondoli, per il resto bovini, equini ed ovini con tanti magnifici esemplari di pastori abbruzzesi ed augelli ovvio in ogni tappa. Ma i famosi grandi predatori marsicani? Il Lupo e l’Orso? Come mai si sono celati al nostro passaggio?
Beh un’idea forse ce la siamo fatta… se volete soltanto sperare di intravedere qualche esemplare selvatico, mentre pedalate silenziosi in ambiente dovete trovare qualche stratagemma per, almeno qualche volta, silenziare il costante acuto cicaleccio della mitica Chiara De Cristini per l’occasione soprannominata Decibel!

Scherzi a parte, vivere intensamente una settimana a stretto contatto in cinque, anche se oramai ci si conosce bene non è mai una cosa da dare per scontata. In particolare a causa dei soliti fenomeni con l’aggiunta poi di due femmine in età da menopausa! E per fortuna che avevamo Bogotà, sempre abile a stemperare ogni tensione. Attriti ne abbiamo avuti quasi ogni giorno pur senza esagerare, ma alla fine, quando uno ad uno ci si separava con un ultimo abbraccio l’idea imperante rimaneva: “Quando rifacciamo qualcosa di così figo assieme?”

E questa è la conclusione più bella. Almeno per il sottoscritto.

Oracle

I PROTAGONISTI:

 

 

 

Il famoso cardologo nella valle dei fagiuoli da lui stesso rinvenuta e infine, oscar per protagonista a…

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