WOLF’S LAIR – PREAMBOLO E PRIMA TAPPA

WOLF’S LAIR
Abruzzo, 10-17 luglio 2020

 

“A bale ferme” come si usa dire dalle nostre parti, proviamo a metter nero su bianco un resoconto.
Lo scopo è principalmente quello di riassumere come si è svolto l’anello di oltre 400 chilometri e 9.000 metri di dislivello tra i vari parchi abruzzesi, magari con qualche dato utile a chi un domani voglia farsi un giro in bicicletta in quella meraviglia di luoghi costituiti dall’Abruzzo in… quota.
La prima cosa che occorre precisare è in ogni caso che i ragazzi abruzzesi che hanno ideato questa magnifica traccia denominata “Tana del Lupo”, (andate a vedere il loro magnifico sito “montanuswild.com”), la hanno proposta assolutamente come un’avventura da bikepacking! Per di più dividendo il giro ad anello in sole cinque tappe.
Noi molto più comodamente avevamo il furgone d’appoggio, ergo le spalle e le biciclette sempre libere da orpelli contenenti viveri, abbigliamento e necessario per dormire all’aperto e abbiamo distribuito il percorso su sei giorni e mezzo. Sicuramente un modus operandi più rilassato anche con l’obiettivo di goderci il più possibile i magnifici ambienti attraversati.
Poi è sempre una questione di gamba… è probabile che un atleta potrebbe percorrere il tutto anche in meno di 24 ore, ma non era certamente la prestazione che ricercavamo quando abbiamo deciso di intraprendere questa avventura. L’idea era di scoprire nuovi orizzonti, conoscere nuove persone, assaporare la cucina locale e magari intravedere tra il fogliame un po’ di reale fauna marsicana.
Tutto ciò si è avverato, ad eccezione forse dell’ultimo punto, per il quale partivamo già sconfitti fin dall’inizio*.
Abbiamo visto posti incantevoli, gioito su magiche discese interminabili, spinto la bici su fondi impedalabili circondati da ginestre, sudato come granceole in pentola su salite bituminose sotto il sole del vero mezzogiorno, goduto dell’ospitalità di un popolo montano ed al tempo stesso “meridionale” per i nostri costumi giuliano dalmati, siamo rimasti sorpresi davanti ai remoti fastosi resti dell’Impero romano come davanti ai più recenti tristi resti dei villaggi demoliti più volte da forti terremoti, abbiamo dannato anche in discesa su fangose ippovie o su sterrati dal fondo inconsistente, siamo rimasti ore a fissare il cielo stellato durante i rari bivacchi all’aperto, abbiamo mangiato con gran soddisfazione in ogni posto tappa, non abbiamo avuto disavventure coi numerosi cani pastori che abbiamo incontrato tra un gregge e l’altro, anzi… abbiamo seriamente rischiato di portarcene a casa un paio!
Insomma un gran bel giro.
Se lo rifaremo in futuro, magari con qualche altro vulkancurioso, sapremo come ottimizzare il tutto, eliminando qualche tratto ostico e magari aggiungendo qualche vulkanata… come quella che grazie all’intuito del Gomer (giuro, questa volta c’ha proprio azzeccato alla grande!) ci ha regalato un inaspettato trail carsico in una fiumara travestita da inghiottitoio nel bel mezzo di Campo Imperatore.
Che bello che è vedere posti nuovi. Che bello che è vedere posti BELLI!

Roberto Gava, Chiara Bosco, Walter Sanzin, Chiara De Cristini, Andrea Giorgio
alias… Oracolo, Sibilla, Raimondo, Sandra e Bogotà.

 

TAPPA 1
Sabato 11.07.2020, Amiternum – Rocca Calascio, 56 km + 1.700m

 

La conca dell’Aquila è una fornace a cielo aperto.
Alla partenza alle 9:00 nei pressi dell’anfiteatro romano c’è un po’ di venticello ma ben presto la temperatura supererà i 30°C. I quattro prescelti (dal mio mal di schiena) partono allegri verso San Vittorino mentre io mi accingo a fare il bunkeraggio per la serata. Oggi è infatti pianificato l’unico bivacco sotto alle stelle.
A Camarda, dopo 28 km dalla partenza li aspetto come da accordi. Puntuali giungono sudati e contenti: il sole picchia ma l’ambiente ed il percorso sono di ampia soddisfazione. Ginestre, cicale* e fontanili a bizzeffe.
Rapido spuntino e via. Io verso la meta di serata dove sceglierò il campo per la notte, loro su un ripido bitume verso Filetto. L’ultimo sterro che sale alla Rocca non risulta transitabile con il furgone, bivaccheremo nella vallecola retrostante attorno ai 1.300 m di quota.

 

 

Messe le bottiglie per la doccia al sole, prendo un “Voltaren” monto in sella e inizio il percorso a ritroso per andare loro incontro.
Passo il meraviglioso borgo di S. Stefano di Sessanio e raggiungo una selletta dove nei pressi mi fermo ad attenderli… inutile perdere ancora dislivello =).
Ben presto si ode a tratti un cicaleggio* portato dal vento, fievole ed a tratti inizialmente poi sempre più deciso e costante… dopo una decina di minuti ecco Walter che sbuca da una curva e subito dietro gli altri tre, tutti contenti e soddisfatti, alcuni leggermente devastati dal sole.
Finalmente assieme raggiungiamo S. Stefano dove percorriamo in bicicletta l’alto borgo medioevale pieno zeppo di turisti. Quattro birre grandi ed una Mirabolante Cola (?) nei pressi dell’omonimo lago e poi via verso il campo.
Tutti concordano che il posto scelto è buono, ma prima di staccare la spina saliamo alla Rocca che dista poco più di un km.

 

 

Raggiunta la lunga cresta, si ritorna per un attimo nella bolgia turistica: frotte di italiofoli sembrano appena usciti da un lungo lockdown. Rocca Calascio è stupenda, ma dopo un rapido giro scansando pericolosi assembramenti, decidiamo che la rivedremo con calma riguardando “Il nome della Rosa” o uno dei tanti film girati in questa stupenda location che domina le sottostanti valli e che ci permette di scorgere in un colpo solo tutti e 4 i parchi che andremo a percorrere in questi giorni.
Al campo ci si toglie la patina di sudore e finalmente è ora di relax, affettati e buon vino. Contro il Covid19 ci dividiamo la fiaschetta di Brignavec e quindi ci orizzontalizziamo, chi in tendina chi all’aperto, tanto sembra che il tempo Vulkan sia solo una diceria dei superstiziosi popoli nordici.
E per la fauna selvatica… armi bianche come se non ci fosse un domani.

 

 

Qui potete scaricare le tracce di tutte le tappe: TRACCE WOLF’S LAIR

 

Roberto Gava – Oracolo

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